giovedì, maggio 28, 2009

Centrini all’uncinetto

12:47 PM 0


P1000495 A volte nei momenti liberi mi metto a fare l’uncinetto, almeno mi rilasso. Questi sono i nuovi centrini arancio. Dato che la sala di casa mia è di questo colore, ho pensato che potessero starci bene. Lo schema per il centrino sopra è stato preso da un vecchio giornale, la striscia avrebbe dovuto essere molto più lunga, solo che io ho finito il filo!!! Non ho trovato schemi molto convincenti sul web, in questo campo le riviste rimangono sempre la principale fonte di idee.


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Anche questo disegno con la stella è stato preso da una rivista. Per fortuna che c’è mia nonna che inamida tutte le creazioni, io non ne avrei la pazienza. Non è da tanto che ho imparato, e in effetti si vede, però è bello creare qualcosa partendo da un semplice filo; se ci penso mi sento un ragnetto.


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Anche questo centrino è dello stesso colore dei precedenti, probabilmente sembra diverso per via della luce. Il pattern è preso sempre da una rivista. Ne ho creati due uguali ma uno l’ho regalato. Tutti questi lavoretti vengono realizzati grazie al Simo: dato che lui si mette a guardare la tele e io dopo 10 minuti sbuffo, mi metto a produrre, produrre, produrre…


P1000505Lo stesso centrino riportato nella foto più in alto viene utilizzato sul tavolo della sala, in modo tale che casa mia sembri proprio quella di nonna Abelarda :-D In effetti questi centrini non sono in linea con l’arredamento ma mi dispiace buttarli o chiuderli in un cassetto… In fondo mi sono impegnata! E poi, questi colori sgargianti non li fanno sembrare nemmeno tanto vecchi. Prossimamente su questi schemi, ulteriori aggiornamenti, con nuove foto e nuovi modelli.


Comm_arancio

mercoledì, maggio 20, 2009

Recensione libro - Angeli e Demoni

7:57 PM 4

Pur avendo letto “Il Codice Da Vinci” e non avendolo trovato particolarmente interessante, ho deciso di dare una seconda possibilità a Dan Brown buttandomi questa volta su “Angeli e Demoni”, romanzo scritto ben tre anni prima del libro che ha reso famoso lo scrittore.

Robert Langdon, professore americano di iconografia religiosa, viene svegliato in piena notte e condotto al CERN di Ginevra dove è costretto ad analizzare il cadavere di uno scienziato mutilato e mAngeli e demoniarchiato a fuoco. Sembra che l’antica setta degli Illuminati sia tornata per distruggere definitivamente la Chiesa e il Vaticano. L’avventura continua a Roma, alla vigilia del conclave, tra cardinali uccisi, simboli esoterici, statue, fontane, passaggi segreti e inseguimenti.

Forse il libro è un pochino più coinvolgente del “Codice”, tuttavia nemmeno questo mi ha convinta del tutto. Il mistero della storia è affascinante ma, secondo me, Dan Brown ha calcato un po’ troppo la mano al punto che a volte le situazioni diventano assurde, ad esempio quando Langdon si lancia dall’elicottero … (ʇuǝɯɯoɔ ou). Verso la fine il romanzo perde molto, i colpi di scena si susseguono troppo velocemente e la narrazione sembra trasformarsi nella sceneggiatura di un film. Il finale è a dir poco pietoso ma, del resto, dalla piega che stava prendendo la vicenda, non ci si poteva aspettare altro che una conclusione moooolto fantasiosa.

Tra gli aspetti positivi vorrei sottolineare la stupenda ambientazione a Roma: leggendo mi è venuta voglia di tornare qualche giorno nella capitale per vedere se certi particolari sono realmente come descritti. Il libro è scorrevole e si legge volentieri, ma se avete sottomano qualche altro romanzo vi consiglio di non perdere tempo con questo che comunque, nonostante tutto, salvo fino a ¾ della vicenda, più che altro per la trama appassionante.

In questi giorni, nelle sale italiane, sta uscendo il film; non ho ancora deciso se vederlo, spero comunque in qualcosa di meglio.

Dimenticavo: grazie a Fabio per avermi prestato il libro!

giovedì, maggio 14, 2009

Lago D’Orta

3:15 PM 7

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Imparerò mai a farci delle foto tenendo la macchinetta con il braccio il + lontano possibile cercando di mettere i soggetti al centro??? Mi sa di no!!!

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Il Simo mentre guarda il panorama da Vacciago di Ameno

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Fotomontaggi con Photoshop :-)

P1000390Santuario della Madonna della Bocciola, sempre a Vacciago di Ameno . Da questo piazzale si vede benissimo il lago d’Orta.

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Pensieroso? ;-)

P1000398_face Nooo

martedì, maggio 12, 2009

Tetto nuovo!

1:26 PM 0

P1000336 Finalmente il tetto nuovo! Questa è il retro della casa dei miei zii, così come si vede dal balcone di casa mia. Anche a loro pioveva in casa dopo la grandinata dello scorso 14 agosto, così hanno deciso di rifarsi il tetto da soli. Eccolo pronto, non ha niente da invidiare ai tetti costruiti dai professionisti! Le piogge dei giorni scorsi l’hanno anche testato: nessuna goccia.

venerdì, maggio 08, 2009

Torta Angelica

4:21 PM 5
Angelica

Ecco la mia ultima creazione culinaria: oggi ho fatto la torta Angelica con cioccolato e nocciole a pezzetti. Ha un bell’aspetto, sembra una brioches gigante, speriamo sia anche buona! In compenso la cucina sembra un campo di battaglia… :-D

Ora mi ci vorrà almeno un’ora per sistemare… uffAngelica_1Per finire, una bella spolverata di zucchero a velo, ed eccola pronta!!!

Comm_2

giovedì, maggio 07, 2009

Risaie tra Novara e Bellinzago

7:17 AM 2

Venerdì scorso mentre tornavo dal lavoro in treno, ho girato la prima parte di questo video. Le immagini non sono ferme, anche perchè mentre stavo "producendo" è passato il controllore a chiedermi il biglietto! Per di più si vede il riflesso dei passeggeri nel vetro (sporco come sempre). La parte con l'airone invece risale a domenica.

lunedì, maggio 04, 2009

venerdì, maggio 01, 2009

QUANDO LE PORTE DEL VECCHIO REGIONALE NON SI CHIUDONO

2:53 PM 4

- CRONACA DI UNA MATTINA DI ORDINARIO DISAGIO PER I PENDOLARI, ALLA STAZIONE DI NOVARA -

 

Prime luci del 29 aprile. Cupo al binario 4 si presenta un carro vecchio regionale che trascina, stanco, il peso degli anni. La solita calca per salire, gli spintoni, la corsa per prendere i posti, la rassegnazione di chi deve rimanere (ancora) in piedi nel disimpegno del vagone. Ma non si chiudono le porte automatiche. Non si bloccano, niente, manco a pregare. E comincia a pregare, del resto, chi si eviterebbe volentieri di arrivare tardi al lavoro. E cominciano a passeggiare irrequieti ferrovieri sulla banchina, guardando pietosamente il treno e parlando al cellulare. Chi dalle carrozza li vede andare su e giù, stringendo i denti mormora “Ahia”, e aggiunge in dialetto alzando gli occhi al cielo, “Cuminciùma”. Le voci, il chiacchiericcio sommesso dei passeggeri, del resto, brulica più vivo che mai. Solo i portelloni blu “tacciono”, aperti. E i minuti passano. Ormai vagano inquieti per i corridoi non soltanto i controllori, che sbraitano contro una ricetrasmittente, chiedendosi dove mai saranno i tecnici che possono ovviare il problema, ma anche i malcapitati passeggeri non definibili come “pendolari” (loro, abituati a scene simili, manco si schiodano dalle poltrone), quelli che per una grottesca coincidenza hanno dovuto prendere quel treno, quel giorno. Il treno fermo sul binario 4. Ecco, allora: iniziano a scendere i primi passeggeri, che vedono il treno per Venezia S.L. fermo sull’altro binario e pensano: “E’ più veloce, e ferma a Milano per forza”. Dopo pochi minuti il Venezia S.L. parte e lascia libera la vista dei binari più lontani. Tra questi spicca, al 6, quel gioiellino del suburbano, ovvero la miglior risposta ai ritardi del regionale. Qualcuno indica, vivacemente:”E’ il suburbano, è il suburbano”; così la prima ondata di passeggeri schizza verso le porte e corre verso il treno al binario 6. Ma parecchia gente rimane sul regionale, speranzosa. Finchè: 7.25 Roberto (nome “tecnico” della voce sintetizzata che le Ferrovie usano come speaker) parla: “Il treno regionale 2003, delle ore sette-e-zero-tre, ecc ecc, binario 4, ecc ecc, partirà con un ritardo di 30 minuti”. E’ la goccia che fa traboccare il vaso: una fiumana di passeggeri scende dal treno. Chi si contiene guarda chi ha vicino con uno sguardo di rassegnazione e scuote la testa. Poi c’è sempre chi arringa la folla e si produce, sostenuto dal gremito pubblico di scontenti, in lunghe invettive col primo povero controllore che gli capita a tiro, ugualmente a disagio per la situazione. “Signori, signori, arriverà un altro treno, quello delle 7.38”, o qualcosa di simile. Qualcuno corre a informarsi, poi si sente dire: ”Ma quello delle 7.38 arriva sempre al binario 4, come fa se c’è questo tra le scatole?”, parafrasando un po’ la frase; senza pensare che qualcuno, dai piani alti, sarà abbastanza furbo da far arrivare il treno “sostitutivo” su un altro binario. Tutti parlano confusamente e discutono coi ferrovieri: una scena da film neorealista. Si fanno le 7.35. Una signora: “Ma non si può sopprimere un treno così, dai”. Pronto uno dei capistazione: “No, signora, questo treno non è soppresso, riparte”. Un tizio lì vicino guarda l’ora, poi interviene ridendo: “Ma se tra un po’ arriva il treno delle 8.03!”. La confusione generale giunge al massimo. Passeggeri scendono le scale, cercando dove mai arriverà l’altro treno, poi tornano indietro, dubbiosi interrogano senza ottenere risposta. Altri scendono dal treno, poi risalgono, indecisi. Verso le 7.40 la voce: “Signori, il treno è pronto a ripartire, potete occupare le carrozze dalla terza in avanti”. Tutti capiscono che il problema delle porte non è stato poi così egregiamente risolto, e difatti la maggior parte dei portelloni rimane spalancata. Una signora, come illuminata: “Ma non viaggeremo tutti schiacciati?” (chiaramente, essendo così pochi i vagoni disponibili). Risponde un controllore esasperato, alzando le mani al cielo: “A signò, o questo treno, o un altro!”. Intanto arrivano i pendolari delle 8.03, e si trovano davanti l’apocalisse, s’informano e si coprono il volto con la mano. Qualcuno, preoccupato per il ritardo al lavoro, dopo aver chiamato per avvisare, nemmeno protesta, ma corre a casa a tirare fuori la macchina dal garage. Come è ovvio, il treno delle 8.03 viaggerà con un naturale ritardo. Quanto a me, le mie due ore di diritto privato parte II me le sono già giocate. Prima di tornarmene a casa guardo il tabellone. 30 minuti di ritardo segnati, dopo che, chiaramente, erano diventati 50 e rotti, sotto i miei occhi sono inspiegabilmente diminuiti a 40. Il perché è una bella domanda. Ma il tempo, si sa, è un concetto relativo.

Alessandro Curini

(Articolo tratto dal Corriere di Novara di giovedì 30 aprile 2009)

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