giovedì, dicembre 03, 2009

Cent'anni di solitudine - Gabriel Garcìa Màrquez

Dopo averlo abbandonato due volte per essermi persa tra le generazioni dei vari Aureliano e Josè Arcadio, ho ripreso la lettura aiutandomi con lo schema dell' albero genealogico della famiglia Buendìa.
Sarà per l’alone magico che circonda il villaggio di Macondo, o per la malattia del sonno, le farfalle gialle, le carovane degli zingari, la scoperta del ghiaccio, le lotte tra i galli, le predizioni di Aureliano, le pergamene, i pesciolini d’oro, una famiglia che per generazioni teme la nascita di figli con la coda di porco, la pioggia interminabile… ma io ho trovato questo libro fantastico. Un passato nel quale si rimane sempre invischiati, il susseguirsi delle stagioni rende Macondo un luogo senza tempo e senza confini, dove tutto è ciclico e si ripete. Strana la sensazione di solitudine in mezzo alla quantità di personaggi; i protagonisti sono visti come tante solitudini, le quali si incrociano per essere un po' meno sole. Sicuramente un romanzo diverso rispetto ai tanti oggi in commercio. Un libro immenso, un Nobel meritatissimo.
" ...non aveva mai potuto capire il significato di una contesa tra due avversari che erano d'accordo sui principi."
“In quella notte interminabile,mentre il colonnello Gerineldo Màrquez evocava i suoi pomeriggi morti nella stanza da lavoro di Amaranta,il colonnello Aureliano Buendìa grattò per parecchie ore, cercando di romperla, la dura crosta della sua solitudine. I suoi unici attimi di felicità, dal pomeriggio remoto in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio, erano trascorsi nel laboratorio di oreficeria, dove passava il tempo montando pesciolini d'oro. Aveva dovuto promuovere trentadue guerre,e aveva dovuto violare tutti i suoi patti con la morte e rivoltarsi come un maiale nel letamaio della gloria, per scoprire con quasi quarant'anni di ritardo i privilegi della semplicità.”
"[...] il colonnello Aureliano Buendìa comprese a malapena che il segreto di una buona vecchiaia non è altro che un patto onesto con la solitudine. "
"Amaranta pensava a Rebeca, perchè la solitudine le aveva selezionato i ricordi, e aveva incenerito gli intorpidenti mucchi di mondezza nostalgica che la vita aveva accumulato nel suo cuore, e aveva purificato, magnificato e eternizzato gli altri, i più amari. "

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